La panzanella diventa finger food




La panzanella è un piatto nato dalla povertà, dalla necessità di utilizzare tutto quello che rimaneva perché, si sa, nella cucina povera non si butta via niente, anzi, si ricicla tutto. E proprio il pane, considerato “sacro” perché garantiva la sopravvivenza - più di ogni altro alimento - ha trovato impiego in innumerevoli ricette. Ho visto donne che prima di buttar via un pezzo di pane vecchio facevano il segno della croce come se stessero commettendo un peccato. Altre invece lo baciavano, quasi come a chiedere perdono.

L’ingrediente base della panzanella è proprio il pane; quel pane raffermo che i contadini erano soliti bagnare per poi mescolare alle verdure che raccoglievano nell’orto. Infatti alcuni sostengono che il nome del piatto deriva proprio da questa usanza, dalle parole “pane” e “zanella” (zuppiera), mentre per altri deriva da “panzana” che significava “pappa”.

La panzanella ha natali antichi, secolari, e nonostante le origini umili fu apprezzata da tutte le classi sociali. Già nel secolo XIV nel suo capolavoro Il Decameron, Boccaccio ci parla di un piatto che lui chiamava “pan lavato”. Il Bronzino, pittore rinascimentale, addirittura ne rende omaggio nel suo “Della cipolla”.

Con l’arrivo del pomodoro dal Nuovo Mondo, la panzanella si arricchisce diventando lo straordinario piatto che oggi tutti ci invidiano. Una pietanza tanto gustosa che, a quanto si narra, nel 1865 mentre il re Vittorio Emanuele si trovava nel Chianti per una battuta di caccia, Bettino Ricasoli gli offrì una versione “nobile” dell’insalata, un tributo al Tricolore simboleggiato dal basilico (verde), il pane (bianco) ed il pomodoro (rosso).

La preparazione della panzanella è di una semplicità incredibile. E’ consigliabile però preparare una quantità sufficiente per un pasto soltanto perché, come tutte le insalate condite, non si mantiene a lungo dato che l’aceto e il sale tendono a “cuocere” le verdure. Le dosi ideali, secondo me, sono 1 parte di pomodori, 1 parte di cipolle, 1 parte di cetrioli, 3 parti di pane bagnato e sbriciolato e una bella manciata di basilico spezzettato; il pane deve costituire la metà della preparazione. Per quanto riguarda il condimento, insaporisco il pane con l’aceto e in una ciotola a parte condisco le verdure con l’olio. Lascio insaporire per un po’ e poi unisco il tutto aggiungendo il basilico e salando all’ultimo momento.

Avevo già preparato questa delizia la settimana scorsa, ma l’altro giorno avevo voglia di gustarla di nuovo. Così ho tagliato le verdure e le ho messe in frigo ad insaporire, ma poi mi sono accorta di non avere del pane raffermo. Di solito quando questo accade mi ripiego sulle friselle, ma guardando nel mobile dispensa ho visto del pane per tramezzini e ho incominciato a pensare “se invece di mettere il pane nella panzanella mettessi la panzanella nel pane?
La panzanella nei coni di pane
Ho preriscaldato il forno a 200°.
Con il mattarello ho appiattito le fette quadrate di pane per tramezzini.
Le ho spalmate con la margarina e poi le ho avvolte attorno alle formine per cannoli con la parte unta fuori e usando degli stuzzicadenti per tenerle ferme.
          
Ho messo i coni su una placca da forno antiaderente e poi li ho messi sul ripiano più alto del forno ad abbrustolire.
Una volta raffreddati i coni ho sfilato le formine e tolto gli stuzzicadenti.
Li ho riempiti con le verdure preparate in precedenza solo al momento di servire. 



E questa è la storia di come la panzanella è diventata finger food.


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